come realizzare siti web e vivere felici

Come realizzare siti web, farsi pagare e vivere felici

La maggior parte delle persone che conosco ha un lavoro normale e non viene assalito da un misto di preoccupazione e orgoglio quando deve rispondere alla fatidica domanda: “Che lavoro fai?”. Per anni la mia risposta è stata: “Faccio siti web”, declinata in tante varianti diverse a seconda dell’età e delle conoscenze tecnologiche dell’interlocutore: “realizzo siti web, mi occupo di siti internet, gestisco la presenza di una società in rete, sono una web master, web designer, web writer” e via webbando.

Quando tutto ebbe inizio (quasi quasi faccio la web master)

Tutto cominciò qualche anno prima di laurearmi in Scienze della comunicazione. Ho sempre avuto un certo interesse per le nuove tecnologie, e un’ampia conoscenza del web è uno dei pochi vantaggi di noi “giovani” nativi digitali. La curiosità mi ha spinto a scrivere contenuti per il web fin dal 2001, mi ha portato poi a costruire i primi siti web e, quando mi sono laureata, il passatempo universitario si è gradualmente trasformato in professione. Saranno 10 anni che mi occupo di siti web. Ma la rete è una giungla, si sa. E quando il gioco si fa duro i non duri si tirano fuori dalla mischia. La concorrenza è diventata ben presto agguerritissima: dalle agenzie di comunicazione spuntate ovunque al giovanotto fresco di studi che lavora (quasi) gratis. Tante persone ad offrire un servizio relativamente nuovo, spesso percepito come non necessario e, di conseguenza, pagato poco. Il mercato si è ben presto saturato e molti professionisti hanno tirato i remi in barca.

Domani smetto

Anch’io, dopo 10 anni di (dis)onorata carriera, alcuni mesi fa ho gettato la spugna e ho ufficialmente smesso di “realizzare siti web”. Non l’avessi mai fatto! Da allora sono piena di richieste da parte di clienti che non ho cercato, che stranamente non mi chiedono di fare cose assurde (“Ci mettiamo l’animazione all’inizio? E un po’ di fucsia?”) e addirittura mi pagano senza batter ciglio. Stupore! E’ una specie di legge del contrappasso o una legge di Murphy riveduta e corretta.
Dopo ripetuti ripensamenti su questo curioso fenomeno, credo di essere riuscita a capire cosa è successo. Innanzitutto è cambiato il cliente: diciamo che si è evoluto proprio come il web. Ovviamente sono cambiata anch’io. Esaminiamo prima come stanno le cose dal punto di vista del cliente.

come realizzare siti web e vivere felici

Il cliente 2.0

La seconda volta del cliente

Tutti i miei attuali clienti hanno già un sito, alcune volte fatto in casa con frontpage (ahi! ahi!), altre volte costruito da professionisti non più sul mercato (è la crisi, bellezza). Nella maggior parte dei casi il sito è stato realizzato seguendo la classica impostazione: Home page molto “grafica”, di solito con una bella animazione; pagina che descrive i prodotti/servizi dell’azienda; pagina per i contatti con ben in evidenza la mappa per raggiungere la sede della società. Testi molto stringati, aggiornamenti inesistenti, interazione con gli utenti pari a zero. Quando si rivolgono a me, ad anni di distanza dalla realizzazione del loro primo sito, i clienti, pur non sapendo ancora quello che vogliono, sanno esattamente cosa non vogliono: il classico sito statico, un bigliettino da visita trasferito sul web.

La seconda generazione al comando

La mutata attenzione nei confronti della rete è dovuta ad un insieme di fattori: primo fra tutti la presenza in molte aziende di nuove leve che stanno prendendo il posto della vecchia generazione. I giovani adulti di 30/40 anni sono più tecnologici dei loro padri, conoscono meglio le dinamiche del web e spesso prevedono un budget da spendere per gestire la loro presenza in rete, attirati dalla possibilità di calibrare l’investimento in base alle proprie esigenze e dalla facilità di monitorare il numero di contatti – e i possibili clienti – che acquistano grazie ad internet.

L’evoluzione di chi lavora per il web

come realizzare siti web

Se il cliente si è evoluto, anche chi lavora per il web deve adeguarsi alla domanda e al mercato che si è normalizzato: non basta più sapere qualcosa di html, smanettare con i programmi di grafica, ispirarsi ai siti più blasonati. Le opzioni per chi vuole lavorare per il web sono due: specializzarsi in un settore (grafica, contenuti, programmazione, marketing, etc…) lavorando in agenzie di comunicazione o per siti con numeri importanti oppure mettersi in proprio, affidandosi a collaboratori esterni solo quando è necessario. Alcuni suggerimenti per i moderni webmaster, da approfondire in futuro.

Internet, I love you

Se non amate la rete e le nuove tecnologie questo non è il mestiere che fa per voi. Seguire le evoluzioni della rete per proporre al cliente soluzioni al passo con i tempi deve essere un impegno quotidiano. Bisogna conoscere tutte le possibilità offerte dal web per poterle poi proporre al cliente: social network, applicazioni per internet mobile, realtà aumentata, acquisti di gruppo, campagne pubblicitarie, portali verticali, e-book, blog di settore e tutte le novità che oggi sono di nicchia ma nel giro di mesi diventeranno normale amministrazione (anche se qualcuna si perderà per strada). Essere esterofili aiuta: leggere in inglese, francese e spagnolo e navigare abitualmente sui siti internazionali, seguire le tendenze che arrivano dagli Stati Uniti è un valore aggiunto e vi darà le conoscenze necessarie per far fronte a (quasi) tutte le richieste dei clienti.

Personalizzare il sito

Tutti noi vorremmo avere come clienti grandi aziende, professionisti illuminati, enti pubblici senza problemi di bilancio. Qualche volta capita di incontrare il cliente dei nostri sogni, più spesso però abbiamo a che fare con realtà diverse ed è compito nostro trovare la soluzione ideale che soddisfi il cliente e non ci faccia perdere il sonno. Se il tuo cliente è una piccola azienda, magari a conduzione familiare, forse sofferente per la crisi economica (a meno che tu non lavori in Svizzera, ma questa è la realtà più diffusa in Italia) tu non puoi proporre un portale supermegatecnologico, aggiornamenti come se piovesse, ad sense (pubblicità) a manetta e tutti gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica. Datti una regolata! Proponi soluzioni su misura e prezzi su misura.

Meglio essere educati che vendere tappeti

L’educazione viene prima delle tecniche di vendita. Una volta era un valore che ti insegnavano i genitori (e, in caso di genitori scostumati, provvedevano i nonni).
Io rispondo sempre alle telefonate e alle e-mail, spesso dò consigli disinteressati agli sconosciuti, metto a disposizione il mio tempo e le mie conoscenze (gratuitamente, se è per una buona causa); se mi coinvolgono in un progetto interessante, con finalità educative, faccio la mia parte. In questo modo ho costruito una discreta rete di contatti che mi terrà presente qualora avesse bisogno di soluzioni professionali. E, dato che nel mondo del lavoro ho trovato persone sempre pronte a condividere con me quanto avevano imparato in anni di studio e pratica, cerco di fare lo stesso.
Mi manca solo la capacità – innata in molti italiani – di “vendere tappeti”, sarà la timidezza o l’allergia per il marketing: ma non sapersi vendere, in un mondo dove tutti sono disposti a fare carte false pur di piazzare la merce o chiudere un contratto, può diventare un valore aggiunto quando il cliente capisce che non stai vendendo fumo.

Farsi pagare

Questa moda di lavorare gratis non mi è mai piaciuta. Confesso di averla praticata qualche volta in gioventù ma se c’è una cosa che si impara dai propri errori è come non commetterli più. Del resto la tecnica del “ti regalo x e poi mi paghi y” non funziona. A meno che tu non sia un venditore di tappeti o di fumo o un account (o riunisca le tre qualifiche in una sola persona: ma in questo caso faresti il venditore di professione o staresti in un centro di recupero – o tutte e due le cose).
Tenete il punto, fate preventivi dettagliati e report finali mettendo in evidenza che cosa avete fatto e quanto tempo ci avete messo. Partite da un costo orario standard, moltiplicatelo per le ore lavorate e fatevi due conti, se non vi conviene – datemi retta – lasciate perdere. Fatevi pagare, sempre e comunque.
In alcuni casi vi capiterà il cliente “ostico”: allora bisogna proprio impuntarsi e spiegare che cosa significa il termine “lavoro” (occupazione specifica che prevede una retribuzione, fornire prodotti e servizi in cambio di denaro, etc…) ricorrendo ad esempi semplici semplici: se io vado a comprare qualcosa dal salumiere, pago senza fargli notare che mio zio quando macella il maiale mi regala le salsicce; anche quando vado dal dentista ometto di comunicare che, volendo, il mio tatuatore di fiducia mi tirerebbe i morali gratis. Smontate anche il solito ritornello “di là il sito me lo fanno a 1 euro”. Non siamo mica al mercato: quando compro il tè al supermercato un tot al kilo non è che dico al commesso alle casse “ma il negozio di fronte lo vende a meno”. Allora, in tutta sincerità, vai dal negozio di fronte, da tuo zio, dal tatuatore… che cosa vuoi da me?

8 commenti

  1. Ciao Fiorella, ho trovato questo tuo post molto interessante mentre cercavo qualcosa riguardante il “farsi pagare” che tratti nel tuo ultimo paragrafo. Ho scritto un post ieri proprio evidenziando questo problema e un accorgimento per poter farsi valere, noi del web, verso i propri clienti “un po’ ostici”. Purtroppo è una piaga dell’era moderna e sopratutto per noi che ancora veniamo percepiti come “il ragazzino sotto casa che me lo fa ad 1€” (come tu ben dici).
    Chiunque voglia approfondire l’argomento lo trova qui : http://bitly.com/mpBLfO

    Ferla Daniele
    Ciao

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    1. Ciao Daniele,
      ho letto con interesse il tuo articolo ma non so a quanti di quei clienti, generalmente restii al pagamento di quanto concordato, riusciresti a strappare pure gli interessi 😉

      Certo, tentar non nuoce!

      A presto

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  2. Fiorella una domanda (scusa se è molto specifica ma magari può essere utile anche ad altri): per farsi pagare un sito web vale ancora la classica ricevuta di prestazione occasionale + ritenuta d’acconto 20% oppure sono obbligatori i voucher? Grazie =)

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  3. ciao fiorella mi sono imbattuto in questo sito per caso e vorrei il tuo aiuto se è possibile… dunque sono un ragazzo 32 enne ho una compagna è una bellissima figlia di 17 mesi, a causa della mia salute non posso lavorare ho avuto vari interventi tra cui un tumore che mi ha rovinato la vita!!! io vorrei un sito tutto mio tipo di annunci di vendita on-line (tipo subito.it) quindi vorrei guadagnare se è possibile in questo modo e poter dare da mangiare alla mia famiglia cosa che non posso fare +.. vorrei capirne di + come funziona questo mondo potresti darmi una mano??? grazie in anticipo saluti!!

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